sabato 26 novembre 2011

Mia madre
















Sono seduta a terra, accoccolata di fianco a mia madre.
Che donna! E' grande, bella, intelligente, mi sembra una Madonna!
Che beatitudine stare lì, di fianco a lei a guardarla!
Forse si accorgerà di me. Forse mi vedrà, vedrà che sono qua, che la sto guardando!
In realtà è troppo occupata, ha sempre tanto lavoro!
Siccome è molto brava tutti hanno bisogno di lei.
E lei sa sempre trovare una soluzione.
Non c'è nulla che non le riesca.
Non c'è problema al quale lei non riesca a trovare una risposta.
Mi chiedo se sarò mai come lei.
No, non credo.
Non ce la posso fare.
Di donne come lei ce ne sono poche.
Ed io ho avuto la fortuna di averla come madre!
Mi piace guardarla quando alla sera prima di dormire si passa la crema sul volto e sulle mani..
Com'è bella!
Io invece non le somiglio.
" Sei proprio come tua zia" mi dice lei spesso.
Mi sono sempre chiesta perchè dovrei assomigliare alla sorella di mio padre e non a lei che mi ha generato.
Sono un po' rotondetta, ho una pelle estremamente chiara, coperta di efelidi, ho gli occhi azzurri.
Si,  sono molto diversa da lei, grande, esile, bruna dagli occhi neri.
E poi sono timida, dolce, servizievole e desiderosa di affetto, ma anche pronta a dimostrare affetto a chi mi circonda.
Che cosa ho che non va?
Forse nulla, forse sono solo tremendamente una presenza in più... che chiede in silenzio.. " Mi hai vista?
Ci sono"

domenica 20 novembre 2011

La voglia di scrivere

Mi prende questa voglia di scrivere, questo bisogno di lasciare le parole scorrere e poi fissarsi sulla pagina, che non posso aspettare, devo  dare sfogo alla mia creatività.
Alla fine mi piace parlare di tutto, ma preferisco le introspezioni psicologiche o la poesia delle piccole cose.
Come per esempio la bontà di una tazza di caffé, una piccola e fumante tazza di caffé.

Sono quello che scrivo?
No, credo piuttosto che posso solo scrivere quello che sono.

Quando altre forti emozioni non le vivo più,
Quando il tempo mi relega un po' ai margini del vortice,

il piccolo mondo in cui sono avvolta
rappresenta tutta la mia forza.

E allora quello che prima era una piccola cosa,
ora invece è un centro di armonie e di emozioni.

Come questa piccola tazza bianca fumante
piena di caffé scuro e profumato.

Che miracolo della natura questa tazza!
E' aromatizzata, piacevole e d'effetto quando è calda;

mentre può essere disgustevole
se bevuta fredda, nella tristezza.

Non è la tazza in se che è piacevole,
è il contesto in cui si consuma che ne fa una bevanda speciale.

Bevuta in compagnia di amiche, comodamente sedute,
a raccontarsi la vita come fanno le donne.

Consumata al bar insieme ai colleghi più simpatici
nella pausa del lavoro o prima di inziare una giornata intensa.

Bevuta con il proprio compagno appena svegli,
preparata con amore dal partner innamorato.

Sorseggiata da sola, all'alba silenziosa,
quando tutti dormono e  nessuno chiede ancora nulla.

Ordinata  in una terrazza di un bar, all'aperto
in un giorno di sole, in una località turistica.

Quante tazze di caffé consumate con piacere
in quante occasioni speciali di tutti i giorni.







mercoledì 2 novembre 2011

Ken Robinson dice che la scuola uccide la creatività | Video on TED.com

Cliccare qui per andare sul video:
Ken Robinson dice che la scuola uccide la creatività Video on TED.com

Questo video è molto divertente, ma soprattutto rivelatore di un bisogno della nostra società.
Lavoro a questo pensiero ormai da diversi anni. Ci sono arrivata prima attravreso la necessità di rendere le mie lezioni più interessanti, di vedere la partecipazione delle classi al mio lavoro, poi a mano a mano che vedevo spuntare dagli alunni qualità insospettate... mi sono resa conto che la strada era quella giusta.
Che l'alunno è un tutto che non può scindere la sua personalità e tirare fuori solo quella parte che l'insegnante gli chiede; che ciascun  scolaro ha un modo diverso di affrontare la conoscenza, ma che tutti hanno lo stesso atteggiamento se la lezione non li tocca: la noia e lo sbadiglio.
Perchè i risultati sono molto buoni quando devono fare attività che escono dai canoni ed estremamente scarsi quando devono applicare pedissequamente delle regole? sarebbe più semplice, ma il loro cervello, la loro sensibilità rifiuta l'imposizione, l'applicazione fine a se stessa. I loro cervelli hanno bisogno di liberarsi e di lavorare in accordo con tutto quello che la propria individualità mette a disposizione: il corpo, le mani, i sensi, i sentimenti.

martedì 1 novembre 2011

Madri

Non si nasce con l'istinto materno. Non è scritto che avrai dei figli e che sarai una madre splendida. Non si impara nemmeno dai propri genitori ad essere madri. E' una competenza che si acquisisce sul campo. Ciascuno elabora la propria sulla base del vissuto pregresso e delle esperienze del momento. Non c'è una scuola che ti insegna quali cose sia meglio fare per i propri figli e quali evitare. Perchè ciò che funziona per alcuni figli non funziona per altri. La severità è perfetta per quei figli che hanno bisogno di essere imbrigliati e guidati, ma non va bene per gli spiriti liberi perchè li soffocherebbe. Coprire d'affetto e di baci può rendere passivi alcuni  che hanno invece bisogno di essere spronati, ma la mancanza di manifestazioni d'amore può invece rendere insicuri per la vita i figli che hanno bisogno  di sentirsi amati.
L'educazione che mia madre ha impartito a noi figli ha funzionato bene solo per uno di noi, che è riuscito nella vita a sentirsi bene nella sua pelle e a tirare fuori il meglio di sé e ad imporre se stesso negli ambienti che frequenta. Per me e l'altro fratello è stata invece un'educazione che ci ha privato della fiducia in noi stessi e del coraggio di osare, di esporsi e di mostrare chi siamo. Abbiamo una forza dentro... una profondità di pensiero...un cuore ed una sensibilità, che non riescono a farsi strada fuori da noi.
Mi chiedo... ma io che madre sono stata? Ho saputo comportarmi in modo diverso con i miei figli a seconda del loro bisogno? Oppure ho sbagliato tutto e sono stata permissiva con quello che aveva bisogno di limiti e rigida con quelli che avrebbero dovuto  essere incoraggiati a librarsi nell'aria?
Non lo so. Forse si, ho sbagliato. Ciò che non ho mai voluto fare è agire da manuale, eseguire la lezione appresa e applicarla pedissequamente. Certo mi sono informata, ho letto, mi sono confrontata, mi sono posta delle domande e poi ho sempre cercato di rispondere guardando mio figlio e il suo benessere presente o futuro. Non sono stata sempre permissiva, ho posto dei limiti, soprattutto ho voluto  dare loro la forza di affrontare la vita, la sensibilità per apprezzare la poesia del mondo, la cultura per scegliere cosa fare di sé.
Ciò che ora mi dà più gioia è sapere che i miei figli si vogliono bene, che si cercano, che hanno voglia l'uno dell'altro. Sono felice di questo. So che questo bene che li lega, così come la loro sensibilità, non li farà mai sentire soli nella vita.

FILASTROCCA DELLA TERZA ETA’

Non è una malattia la senilità. E’ una stagione dell’esistenza come lo son l’adolescenza l’infanzia e la maturità. Non è un appestato ...