sabato 26 marzo 2011

Mes chansons préférées

Mi piacciono alcune canzoni francesi, non tutte, chiaramente. Mi piacciono soprattutto gli chansonniers come Brassens, ma apprezzo molto anche Becaud et Edith Piaf.
Non posso dimenticare Souchon, Fugain e Joe Dassein. Nelle nuove generazioni non conosco molto. Ho apprezzato Garou nel musical "Notre Dame de Paris" , poi Noah per il suo interessamento per l'ambiente.
Per il resto non conosco tanto. Mi piacerebbe conoscere meglio il panorama attuale.

martedì 22 marzo 2011

Un gruppo rock al femminile

Durante le mie insonnie notturne sono arrivata su questo gruppo rock al femminile.
Sono 4 ragazze parigine piuttosto carine che interpretano un  buon rock. Sono felice di vedere che anche nella musica è possibile arrivare in quello spazio prettamente maschile che il rock.

domenica 13 marzo 2011

Oggi...come allora

Ho un'angoscia che mi morde lo stomaco, che  mi attanaglia. Poi un brivido sale, vorrrebbe raggiungere gli occhi e provocare un pianto liberatorio, dove tutta la disperazione esplode. Si, mi gonfia il volto, sale su, torna giù... Non ce la faccio.  Odio queste domeniche così tristi. Mi ricordano le domeniche della mia infanzia, quando mi sentivo così sola, così dimenticata, così piccola.. fino a quando il pianto sgorgava e mi faceva compagnia. Le lacrime che scendevano copiose a rigare il volto mi facevano sentire meno piccola, con una disperazione da grande... Odio tutto quello che mi ricorda l'infanzia, le ingiustizie,  le promesse non mantenute e  la cecità dei miei genitori nei miei confronti.
Mi sento la stessa di allora. Anche oggi vedo il mondo con lo stessa ingenuità, con lo stesso sguardo semplice di allora. Anche oggi guardo nell'anima della gente e cerco di non ferirla, di capire le loro ragioni, anche oggi,  come allora,  sono delusa dal mondo.

sabato 12 marzo 2011

Si parla di motivazione

Si parla spesso di motivare gli alunni, di dare loro voglia di apprendere, di sucitare la loro curiosità, il loro interesse, di sostenerli nell'apprendimento, affinché la loro motivazione non cada. Tutto condivisibile d'accordo, ma la motivazione degli insegnanti..... chi la sostiene?
Qualcuno dirà.. Gli alunni stessi, quando vedi che stanno imparando, sei motivato a proseguire nello stesso cammino. Questo vale per gli insegnanti dei licei, dove gli alunni ancora studiano e seguono le indicazioni degli insegnanti. Per tutti gli altri corsi di studio non vale più. Nessuno più passa i pomeriggi a studiare, o se lo fa, lo fa così male che non ritiene più nulla nel giro di una settimana. Quindi nessuna motivazione dagli alunni.
Non possiamo nemmeno più contare sul compenso economico che ci mettava una volta in una situazione privilegiata. Ora quello che guadagnamo ci basta forse per vivere e non ci resta nemmeno il denare per coltivare la nostra formazione...
I colleghi si sostengono reciprocamente? Forse, qualche caso isolato. In realtà nella maggior parte dei casi il nostro è un lavoro molto individuale e individualista. Siamo rinchiusi nel proprio stanzino della materia e perseguiamo solo l'obiettivo della nostra disciplina, perdendo di vista tutto il resto.
Allora? Niente e nessuno ci sostiene? No, ho trovato. La motivazione che ci sospinge è pedagogico-sociale. Il nostro lavoro è una  missione, noi siamo chiamati ad educare la futura generazione e le nostre parole e il nostro esempio segneranno il percorso educativo dei nostri alunni....
Finalmente! Ora sono contenta. So per cosa vale la pena di lottare!!! per la formazione dei nostri alunni.
Ieri però un mio alunno di terza mi ha detto: " Certo che lei ha una laurea che conta poco. Che laurea ha' in lettere?" " No, in lingue" " Be allora.. non può sperare di avere una carriera e di contare nella vita  sociale"..... Dopo queste parole... non sono più così convinta di poter influire sulla formazione dei miei alunni. Credo proprio di non essere un modello, anzi forse sì... sono il modello di qualcune che nella vita non ce l'ha fatta.

domenica 6 marzo 2011

Il mio lavoro

Questa mattina ho cercato di spiegare a mio marito che cos'è il mio lavoro. Ho cercato di spiegare che non si può parlare di ore di lavoro,  oraria,  di retribuzione di numero di classi o di numero scolari.
Non è possibile quantificare nel lavoro di un insegnante il tempo che serve per preparare in modo adeguato una lezione, il tempo che serve per coltivare la propria formazione, il tempo che serve per seguire gli alunni  e per aiutarli nel percorso scolastico.
Non ci limitiamo ad entrare e ad uscire dalle classi come fanni  i dipendenti che timbrano il cartellino.
Prima c'è tutto il lavoro di preparazione, poi c'è tutto il lavoro di sostegno e verifica.
 Oltre a ciò,  c'è tutto quello che va oltre........ le uscite, gli scambi di classe, le partecipazioni a concorsi .......il teatro. Queste attività comportano ulteriore impiego di tempo...tanto che si potrebbe dire che in realtà un insegnante è sempre dedito al lavoro, anche quando non lo fa direttamente.
In quei momenti, sta riflettendo, sta immaginando cosa e come  farà in seguito.

mercoledì 2 marzo 2011

Bisogna avere fiducia

Questa mattina ero molto delusa dal lavoro svolto con molta leggerezza dai miei scolari... Ero pronta a fare chissà quale piazzata.... Poi,  non so più perchè, mi sono fermata a riflettere, a cercare le ragioni e mi sono resa conto che l'atteggiamento non è quello giusto.
Con uno scontro con i ragazzi rischio di gettare a mare quanto fatto precedentemente, di vanificare l'atteggiamento positivo e responsabile dei più.
E' vero ci sono alcuni che stanno approfittando della situazione per non fare nulla, per avere il massimo del vantaggio con il minimo di fatica. Bene questi avranno quanto meritano!
Ma non vale la pena fare di ogni erba un fascio ance per un solo alunno che si distingue dagli altri.
D'altronde non avrebbero potuto fare bene dato che non scriviamo e non facciamo esercizio scritto da tanto tempo....Quindi che farò?
Correggerò i compiti con la giusta severità e li inviterò ad un impegno maggiore... così semplicemente. Credo che sia più efficace di qualsiasi ramanzina.
Comunque ora ricordo cosa mi ha fatto cambiare atteggiamento. Ho visto una lezione universitaria in cui il professore,  dopo aver analizzato un certo numero di personaggi che nella vita sono riusciti, è arrivato alla conclusione che la scuola va bene, ma che è meglio uscirne presto per non uccidere le qualità che servono nella vita: curiosità, spirito d'iniziativa, interesse....
http://milasaintanne.wordpress.com/2011/03/02/583/
Dunque perchè mortificare? E meglio far leva su quanto di buono c'è ed è stato fatto.

FILASTROCCA DELLA TERZA ETA’

Non è una malattia la senilità. E’ una stagione dell’esistenza come lo son l’adolescenza l’infanzia e la maturità. Non è un appestato ...