domenica 5 agosto 2012

Io che non vivo ....per te

Io che non sto più vivendo,
perchè tu possa continuare a vivere.
Io che non ho tempo che per te,
perchè tu non sia mai solo.
Io che non respiro più,
perchè tu possa continuare a respirare.
Io che non sono più gioiosa,
perchè tu non senta ancor più la tua tristezza.
Io che non vedo nemmeno più la mia tristezza,
talmente sono immersa nella tua.
Io che non pensieri che per te,
perchè tu sia sereno.
Io che non ho più speranze per il futuro.
perchè ormai non ho più  nemmeno il presente.
Io che  fin da bambina ti guardavo con ammirazione
e non volevo deluderti.
Io ora sono molto delusa
e so che non hai mai avuto occhi per me.
Io ora vorrei almeno un grazie.

sabato 23 giugno 2012

A te va bene tutto!

"Ma a te va bene tutto"... con queste parole sono piombata nello sconforto.
Il senso è: " Sei una persona che non ha carattere, che accetta tutto.
Perchè? Probabilmente perchè hai  paura, non sei  coraggiosa, hai  paura di perdere anche quel poco che hai."
E' vero? Forse.
Probabilmente sono una codarda, una che per il quieto vivere accetta tutto.
Una che in fondo non ha carattere e non sa giudicare quello che è bene e quello che è male.
Oppure forse non voglio fare male a nessuno e piuttosto ne faccio a me stessa.
Oppure forse cerco il lato positivo delle cose e mi appiglio a quello per continuare.
Consapevole che è impossibile vivere affermando  continuamente la propria volontà.
Nessuno può farlo, pena l'isolamento.

giovedì 21 giugno 2012

La faccia del terremoto

Qual è la faccia del terremoto?
Ciascuno di noi ha visto un volto diverso.
C'è chi non scorda le case ondeggiare,
chi invece ha visto la campagna fluttuare come le onde marine
e chi ha assistito inerte al crollo della propria casa.
Per me invece il terremoto ha il volto dello spavento dei miei cari.
Quasi come se non mi avesse personalmente toccato.
Non ho avuto paura del sisma per la mia vita.
Nemmeno per un attimo mi ha sfiorato la paura di soccombere,
ho avuto invece lo stomaco attanagliato dalla paura che qualcosa potesse accadere ai miei cari.
Ricordo distintamente i miei familiri stare male accanto a me.
Mia madre reclinata su stessa, quasi alla ricerca della posizione fetale,
ormai consapevole di essere al capolinea.
Mia nuora sdraiata sul prato, con lo stomaco attorcigliato, incapace di muoversi.
Mia figlia piangere ed abbracciarmi forte dopo aver visto la terra muoversi sotto i suoi piedi.
Mia nipotina urlare alla vista di tutto questo terrore.
E mio marito inconsapevole, che non voleva allontanarsi dal suo ufficio.
Non sapevo chi soccorrere. Non potevo fare nulla.
Non volevo avere paura, ma non avevo risposte.
Debbo ringraziare me stessa o forse mia madre se sono sempre così forte,
se cerco sempre di trovare una via d'uscita, se non amo commiserarmi.
Ho passato i giorni successivi al sima a fare qualcosa, ad occuparmi dei miei, a mostrare che io c'ero e che potevano contare su di me.
Ora sono stanca.

domenica 12 febbraio 2012

Vivere lontani dal mondo

Vivere in un piccolo paese è sopravvivere. E' riuscire ad assolvere ai bisogni primari, mangiare,  dormire e stare al caldo. E avere negozi e servizi di base che permettano di continuare a vivere.
Ma vivere come?
Senza avere accesso alla cultura:librerie, cinema, teatro.
Senza aver alcuna vita sociale, perchè la gente fugge o si rintana in casa, in quella gabbia che permette di vedere la vita da un'angolazione piuttosto ristretta.
La vita di provincia è povera, triste, solitaria. In questa ristrettezza culturale, in questa chiusura dei cuori, si finisce per restare rinchiusi e vittime di se stessi.
Si finisce per pensare che il mondo sia tutto qui, che il piccolo centro in cui viviamo sia alla fine l'ombelico del mondo e che tutto quanto noi viviamo sia la vera vita.
Ma non sappiamo invece  quali e quante persone stiano facendo compiendo grandi e piccole gesta, quali spettacoli si stiano realizzando nel mondo, quali opere d'arte vengano prodotte in altri centri.
Spesso mi chiedo come possa essere la vita di coloro che vivono a Firenze o a Roma e che sono circondati dalla bellezza artistica. Sicuramente è impossibile che queste persone che possono profittare della bellezza abbiano ristrettezza mentale e una visione piccola del mondo.
Noi invece, che viviamo in questi paesi del nulla, cresciamo con una visione del mondo da buco della serratura. La prospettiva dalla quale ci affacciamo alla vita è quella che ci è concessa, come quando da una cantina buia, scorgiamo in alto, lontano un piccolo spiraglio di luce.

sabato 28 gennaio 2012

Envie d'écrire en français

Samedi après-midi. Je suis seule à la maison et j'écoute RFI. Il ya Charlotte Gainsbourg qui chante avec son groupe. Je ne savais pas qu'elle était chanteuse aussi...
Les mots français et la musique me bercent. J'adore vraiment écouter chanter et parler français.  Les conversations continuent la musique des chansons et même si je n'écoute pas attentivement, que je les laisse  couler pendant que je corrige mes copies ou que je prépare mes cours, ça me plait beaucoup et me plonge dans une athmosphère agréable et supérieure.
Je suis tombée sur le français sans vraiment le vouloir. J'ai commencé à l'enseigner en attendant de reprendre l'allemand, ma première langue d'études, puis petit à petit je me suis foncée dans ce monde francophone qui me fascine toujours plus.
Actuellement je suis vraiment intéressée par la francophonie africaine. Je suis à la recherche de la culture africaine, curieuse de ce monde qui a adopté le français comme langue pour communiquer avec un monde loin et différents. Je suis curieuse de comprendre comment ils peuvent  exprimer leurs soucis, leurs  malaises, leurs problèmes  en se servant de la langue de ceux qui ont été la cause de tout ça.
Et pourtant il ya plein d'écrivains et de poètes africains écrivant en français, qui ont su exprimer en français tout leur monde de colonisés.

martedì 17 gennaio 2012

Autostima

Perchè alcuni hanno un'opinione alta di se stessi, un'autostima al massimo, che nulla riesce a scalfire?
Perchè certe persone anche quando sbagliano e commettono errori evidenti non passano il loro tempo ad arrovellarsi sull'errore commesso?
Perchè qualcuno come un caterpillar passa sui cadaveri delle persone per andare avanti diritto per la propria strada?
Perchè conosco persone che sono sempre a proprio agio in ogni occasione e in ogni ambiente?
Perchè c'è chi racconta fatti inutili, di nessun valore e   intrattiene la gente  credendo di  essere molto interessante?
Perchè donne e uomini dall'aspetto del tutto normale si ritengono affascinanti e irresistibili?
Perchè alcuni spacciano le proprie opinioni come dogmi filosofici irrefutabili?
Perchè io non sono come loro?

giovedì 12 gennaio 2012

Mi chiamo Eva

Sono nata il 5 luglio 1956. Non ho informazioni sulla mia nascita. Ciò è senz'altro dovuto al fatto che non ho creato grandi problemi alla nascita,  come mai ne ho creati in seguito.  Gravidanza tranquilla e parto naturale senza troppi traumi.
So per certo però che il mio nome è ereditato dalla nonna paterna,  che si chiamava Stellina detta Eva.
Sono stata fortunata, perchè avrei potuto chiamarmi Stellina, il vero nome della nonna, oppure Teresa come la nonna materna, morta nel febbraio del 56, qualche mese prima della mia nascita. Invece,  non so grazie a chi, mi chiamo Eva.
Un nome che mi si addice, perchè è breve così come io sono sintetica e rapida; un nome antico, legato alle origini, così come io sono legata al mio passato.
So che in ebraico vuol dire " madre dei viventi" e questo calza perfettamente alla mia figura, dato che il tratto principale della mia persona è il fatto di essere madre di tre splendidi ragazzi.
Mi piace il mio nome. E' breve e poco diffuso, appartiene solo a me, mi contraddistingue.
Quando ero più piccola e frequentavo la parrocchia, le buone suorine della scuola materna lo avevano trasformato in Maria Eva, per renderlo più apprezzabile, dato che Eva era il nome della prima peccatrice. Per un po' ho sentito un po' d'imbarazzo quando mi chiamavano sia con il mio nome da peccatrice che con quello nobilitato, che non sentivo mio.
In quel periodo mi era stata creata una piccola crisi d'identità. Chi ero io? Una piccola insulsa bimba con un nome indegno? Oppure una fanciulla nobilitata dal nome della Vergine che poteva aspirare alla santità?
Ricordo di avere spesso avuto forti interrogativi in quel periodo, ma non solamente sulla mia identità, ma anche sul mio ruolo nella famiglia, sullo spazio nella comunità, sulla mia intelligenza, sulla mia bontà, che non era mai  adeguata e non ultima sul mio essere donna, femmina, che in poco tempo avevo capito essere la mia più grande sfortuna.
Comunque Eva è un nome estremamente femminile, fatto di due vocali che abbracciano una consonante velare.
E' un soffio che sfugge dalle labbra senza accorgersene e che  in un attimo mi invita a soccorso di chi ha bisogno di me.

FILASTROCCA DELLA TERZA ETA’

Non è una malattia la senilità. E’ una stagione dell’esistenza come lo son l’adolescenza l’infanzia e la maturità. Non è un appestato ...