venerdì 23 maggio 2014

Ospitare un assistente Comenius

Articolo pubblicato sulla rivista SELM
Image preview
SeLM - Scuola e Lingue Moderne
Indice articoli  N. 8/9 2009 

Ospitare un assistente Comenius
Eva Baraldi
Insegnante di francese presso l’ITC “Luosi” Mirandola
Sono insegnante di francese presso l’Istituto tecnico commerciale”Giuseppe Luosi” di Mirandola. . Lo scorso anno scolastico, ho deciso di inoltrare domanda per  avere un assistente Comenius,   senza  credere veramente che sarebbe stata accolta.
A giugno,  invece, ricevo  una telefonata dal Ministero, che mi propone la candidatura di un assistente belga.
Ho incontrato  Mattias, il nostro assistente, durante l’estate e subito mi è parso evidente che la sua presenza nella nostra scuola sarebbe stata significativa. Purtroppo però,  all’inizio di settembre Mattias  ha accettato una supplenza annuale presso un liceo privato internazionale e la sua candidatura in un primo momento decade.  Siccome si è comunque dimostrato disponibile per un incarico part-time, decidiamo di tentare l’opzione  per sole sei ore, considerando anche il fatto che a quel momento non sarebbe stato possibile avere un’altra candidatura.
Non so come, ma la domanda viene accolta,  per cui  ad ottobre Mattias comincia la sua attività per sei ore settimanali.
In qualità di insegnante di contatto  ho curato il suo piano orario e seguito le sue attività. All’inizio abbiamo lavorato in compresenza ed io mi sono occupata di stabilire quali attività e come realizzarle, ben presto però Mattias ha iniziato a lavorare autonomamente e a proporre nuovi percorsi  e modalità di lavoro.
Perché ho deciso di chiedere un assistente Comenius?
Avevo già lavorato in precedenza con futuri insegnanti. Diversi anni prima avevo svolto attività di tutoraggio: prima con una neolaureata belga che faceva il suo stage in Italia e poi con una laureanda italiana che stava scrivendo la sua tesi sulla motivazione iniziale  nell’apprendimento della lingua straniera. In entrambi i casi mi era piaciuta l’idea di confrontarmi con giovani insegnanti, animati da entusiasmo, freschi di studio e nuove conoscenze. Ed infatti il confronto si era rivelato proficuo:io  avevo imparato qualche nuova modalità  di approccio  e i futuri insegnanti avevano appreso come gestire la classe  e il lavoro scolastico.
Mi aspettavo altrettanto dalla collaborazione con l’assistente: migliorare la mia offerta didattica e quindi anche le competenze degli alunni.
La risposta ha superato  le mie aspettative.  
Questo grazie anche all’assistente che si è dimostrato subito molto disponibile, duttile e preparato e che  si è fatto apprezzare da studenti e docenti.
La presenza di Mattias in classe ha dato un senso all’utilizzo delle lingua. Poiché  non parlava italiano, siamo stati  costretti a parlare in francese per comprenderci. Per tutti la lingua era un mezzo di comunicazione e non una finzione come accade di solito durante la lezione.
Le modalità di lavoro poi sono state estremamente coinvolgenti,  gli alunni sono sempre stati invitati ad operare, ad essere protagonisti. Ciò si è realizzato attraverso molteplici e varie attività come la produzione di un breve fumetto, o la drammatizzazione di un momento storico, o semplicemente un’attività di ricerca nel laboratorio multimediale o il gioco come attività didattica. Non sono mancati i momenti di verifica, spesso orale,  attraverso la conversazione  o il dibattito, dove gli alunni hanno potuto reimpiegare in modo personale quanto appreso.
Nella scuola abbiamo potuto avvalerci delle competenze di Mattias, laureato in storia e con un’ottima conoscenza anche dell’inglese, anche per alcune attività CLIL di storia, sia in inglese che in francese.
Gli alunni hanno apprezzato le sue lezioni, le sue proposte di lavoro, i suoi consigli, hanno ascoltato con attenzione i suoi racconti sul Belgio, si sono confrontati con lui in merito alla musica, allo sport, al modo di vita,  tanto che l’appuntamento del sabato con Mattia era atteso con ansia.
La presenza dell’assistente ha arricchito tutta la scuola, ci ha permesso di conoscere un po’ meglio un paese come il Belgio,  poco noto a molti insegnanti e studenti.
Ha  permesso ai nostri alunni,  che vivono in una cittadina di provincia, di aprire i loro orizzonti ad un’altra realtà, di confrontarsi con un altro sistema e con un’altra lingua.

FILASTROCCA DELLA TERZA ETA’

Non è una malattia la senilità. E’ una stagione dell’esistenza come lo son l’adolescenza l’infanzia e la maturità. Non è un appestato ...