La Pasionaria
E’ un’insegnante
che vive per la sua professione, ossia non lascia spazio ad altro che
al suo lavoro: nei suoi pensieri, nei suoi sogni notturni, nelle sue
discussioni, nel suo tempo libero. Questa unidirezionalità del suo
essere finiscono per isolarla e immergerla ancor di più nel suo
mondo fatto di preparazione di lezioni, correzione di compiti,
ricerca di materiali scolastici, riflessioni su nuovi progetti,
redazione degli stessi, gestione delle attività di progetto,
organizzazione di viaggi e di uscite didattiche, contatti con i
colleghi, comunicazione con gli alunni, risposte ai genitori…
Ma ciò che la
prende di più è la relazione con gli alunni, il riuscire a
stabilire un contatto con questi occhi talora vivaci, ma spesso
sopiti e lontani, il catturare la loro attenzione per poi mantenerla
accesa per almeno 10 minuti.
Quella mano alzata
dell’alunno ridestatosi dallo stato dormiente suscita un palpito
nel suo cuore e crea la trepida ansia di poter finalmente stabilire
un punto di contatto l’ ultimo refrattario al sapere, ma quale
delusione quando dalle labbra del risorto escono le parole: “Posso
uscire? “
Ma se qualcuno si
mette sul suo cammino, se qualcuno risponde al suo richiamo, allora
la Pasionaria non pone limite al suo investimento. In quel caso tutto
quelle che è in suo possesso è messo al servizio degli alunni
prediletti: tempo, conoscenze, libri, fino ad essere pronta ad
offrire anche il proprio denaro.
L’impegno messo
nel lavoro non è proporzionale ai risultati ottenuti. Le ore passate
a ricercare come e a realizzare cosa fare in classe non sono congrue
agli effetti prodotti, ma questo invece di spingerla a diminuire il
lavoro la porta ad un’ulteriore meditazione su cosa non ha
funzionato, cosa cambiare, come approcciarsi, in breve a lavorare di
più.
Finisce per essere
guardata con sospetto dai colleghi. Troppo votata al lavoro, troppo
piena d’idee…
“Cos’altro ci
propinerà?” Gli insegnanti più pragmatici la vedono come
un’illusa idealista, quelli più investiti nella carriera la
trovano una possibile minaccia e quelli più svogliati come
un’insopportabile utopista generatrice di lavoro supplementare.
E gli alunni? Molti
la amano e sono sempre stupiti dalla passione che mette nelle proprie
lezioni. Talvolta sono sconcertati nel vedere tanto trasporto
esprimersi attraverso tutto il corpo, lo sguardo che gira sulla
classe, le mani che esaltano le parole, il tronco che sembra tendersi
verso gli alunni, le gambe che si muovono tra cattedra, lavagna,
banchi, la bocca che incessate zampilla parole, domande,
affermazioni…
Qualcuno trova
invece noioso tutto questo agitarsi, forse anche un po’ estenuante
il fatto di dover essere continuamente attento. Ma poiché si tratta
anche di un’insegnante normalmente piuttosto tollerante, gli
apatici non rilevano la necessità di ostacolare il suo lavoro,
sarebbero comunque isolati dalla classe e la protesta non sortirebbe
alcun effetto utile.