"Ma a te va bene tutto"... con queste parole sono piombata nello sconforto.
Il senso è: " Sei una persona che non ha carattere, che accetta tutto.
Perchè? Probabilmente perchè hai paura, non sei coraggiosa, hai paura di perdere anche quel poco che hai."
E' vero? Forse.
Probabilmente sono una codarda, una che per il quieto vivere accetta tutto.
Una che in fondo non ha carattere e non sa giudicare quello che è bene e quello che è male.
Oppure forse non voglio fare male a nessuno e piuttosto ne faccio a me stessa.
Oppure forse cerco il lato positivo delle cose e mi appiglio a quello per continuare.
Consapevole che è impossibile vivere affermando continuamente la propria volontà.
Nessuno può farlo, pena l'isolamento.
sabato 23 giugno 2012
giovedì 21 giugno 2012
La faccia del terremoto
Qual è la faccia del terremoto?
Ciascuno di noi ha visto un volto diverso.
C'è chi non scorda le case ondeggiare,
chi invece ha visto la campagna fluttuare come le onde marine
e chi ha assistito inerte al crollo della propria casa.
Per me invece il terremoto ha il volto dello spavento dei miei cari.
Quasi come se non mi avesse personalmente toccato.
Non ho avuto paura del sisma per la mia vita.
Nemmeno per un attimo mi ha sfiorato la paura di soccombere,
ho avuto invece lo stomaco attanagliato dalla paura che qualcosa potesse accadere ai miei cari.
Ricordo distintamente i miei familiri stare male accanto a me.
Mia madre reclinata su stessa, quasi alla ricerca della posizione fetale,
ormai consapevole di essere al capolinea.
Mia nuora sdraiata sul prato, con lo stomaco attorcigliato, incapace di muoversi.
Mia figlia piangere ed abbracciarmi forte dopo aver visto la terra muoversi sotto i suoi piedi.
Mia nipotina urlare alla vista di tutto questo terrore.
E mio marito inconsapevole, che non voleva allontanarsi dal suo ufficio.
Non sapevo chi soccorrere. Non potevo fare nulla.
Non volevo avere paura, ma non avevo risposte.
Debbo ringraziare me stessa o forse mia madre se sono sempre così forte,
se cerco sempre di trovare una via d'uscita, se non amo commiserarmi.
Ho passato i giorni successivi al sima a fare qualcosa, ad occuparmi dei miei, a mostrare che io c'ero e che potevano contare su di me.
Ora sono stanca.
Ciascuno di noi ha visto un volto diverso.
C'è chi non scorda le case ondeggiare,
chi invece ha visto la campagna fluttuare come le onde marine
e chi ha assistito inerte al crollo della propria casa.
Per me invece il terremoto ha il volto dello spavento dei miei cari.
Quasi come se non mi avesse personalmente toccato.
Non ho avuto paura del sisma per la mia vita.
Nemmeno per un attimo mi ha sfiorato la paura di soccombere,
ho avuto invece lo stomaco attanagliato dalla paura che qualcosa potesse accadere ai miei cari.
Ricordo distintamente i miei familiri stare male accanto a me.
Mia madre reclinata su stessa, quasi alla ricerca della posizione fetale,
ormai consapevole di essere al capolinea.
Mia nuora sdraiata sul prato, con lo stomaco attorcigliato, incapace di muoversi.
Mia figlia piangere ed abbracciarmi forte dopo aver visto la terra muoversi sotto i suoi piedi.
Mia nipotina urlare alla vista di tutto questo terrore.
E mio marito inconsapevole, che non voleva allontanarsi dal suo ufficio.
Non sapevo chi soccorrere. Non potevo fare nulla.
Non volevo avere paura, ma non avevo risposte.
Debbo ringraziare me stessa o forse mia madre se sono sempre così forte,
se cerco sempre di trovare una via d'uscita, se non amo commiserarmi.
Ho passato i giorni successivi al sima a fare qualcosa, ad occuparmi dei miei, a mostrare che io c'ero e che potevano contare su di me.
Ora sono stanca.
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